BIMBO MUORE DOPO AVER INGERITO HASHISH IN CASA

Il triste sviluppo di una vicenda iniziata a fine luglio, dà un esito non del tutto inatteso l'autopsia del piccolo Nicolò, due anni, morto a Longarone a casa del padre, dopo aver ingerito un quantitativo di hashish.
Nei giorni scorsi vi abbiamo raccontato dell'emergenza palermitana, questa notizia conferma una tendenza a livello nazionale: i bambini sono innocenti vittime di genitori che, complice lo stato in cui la dipendenza li riduce, lasciano distrattamente in giro sostanze che spesso provocano l'intossicazione dei figli o anche la morte, come in questo caso.
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Se vivi una situazione simile, se ne conosci una, se semplicemente vuoi capire di più di qualcosa che non ti è chiaro circa le dipendenze, chiamaci, in Toscana c’è il numero verde CEART:
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SE LA DIPENDENZA DEI GENITORI RICADE SUI FIGLI

I piccoli che hanno ingerito pezzi di hashish e cocaina trovati in casa e i genitori sotto osservazione del tribunale per le disattenzioni fatali: questa la drammatica situazione a Palermo.

Riportiamo l’articolo odierno di Repubblica e ti ricordiamo che se hai una situazione simile, se la sospetti, se la sconti in prima persona, non girare lo sguardo e non aspettare mai che peggiori.

Chiamaci, in Toscana c’è il numero verde CEART: dal lunedì al venerdì, dalle 9 alle 13 e dalle 14 alle 18, puoi contare su di noi per un consulto telefonico e un primo supporto.

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L’ultimo drammatico episodio è avvenuto pochi giorni fa: una bambina di un anno e mezzo è stata ricoverata in gravi condizioni all’ospedale Di Cristina dopo aver assunto hashish. L’ennesimo episodio.

Repubblica ha accertato che sono 16 i bambini finiti in overdose dall’inizio dell’anno. Una statistica che non ha precedenti in città, e neanche nel resto d’Italia.

Alcuni mesi fa, era stata la procuratrice per i minorenni di Palermo Claudia Caramanna a lanciare l’allarme: «Siamo preoccupati per questi episodi che riscontriamo sempre più spesso - disse - la disattenzione dei genitori assuntori di droghe può comportare danni gravissimi per i più piccoli». Le analisi hanno rilevato che i piccoli avevano assunto hashish e cocaina, magari trovata sul tavolo o per terra.

Un allarme che ha portato subito all’adozione di un protocollo, per far fronte all’emergenza. La procuratrice per i minorenni ha sensibilizzato i vertici degli ospedali, ma anche le forze dell’ordine. Obiettivo, la tutela massima per i bambini vittime di questi episodi. Mentre i medici apprestano le cure, la procura fa scattare subito le perquisizioni nelle abitazioni dove si sono verificati i casi. E, intanto, i piccoli vengono affidati ai direttori sanitari degli ospedali, in attesa di ulteriori accertamenti sul contesto familiare. Di recente, un bambino e la sua mamma sono stati poi trasferiti in una comunità. In altre situazioni, la procura ha sollecitato un intervento più deciso del tribunale, per far decadere la responsabilità genitoriale. Ma non sempre è facile ricostruire cosa è accaduto per davvero. Di sicuro, non sono episodi relegati solo alle periferie degradate o al centro storico. «In alcuni casi ci siamo trovati davanti anche a famiglie del centro città», spiegano dall’ospedale Di Cristina. E ogni volta, si mette in moto una rete ormai consolidata, che vede operare insieme assistenti sociali, psicologi, magistratura e forze dell’ordine.

Ma questi sono gli interventi per far fronte alle emergenze che si verificano di volta in volta. Al fondo di questa storia c’è il problema droga, a Palermo l’età degli assuntori di stupefacenti si è abbassata a 12 anni, come rilevato dalle ultime statistiche della prefettura. E il numero complessivo di tossicodipendenti è in crescita: siamo passati dai 2524 del 2019 ai 2628 del 2020, questo dicono i dati dell’Unità Dipendenze patologiche dell’Asp. È il crack la grande emergenza: sono stati registrati 824 consumatori nel 2020, 20 in più dell’anno precedente: 11 hanno un’età compresa fra 15 e 19 anni, 92 fra 20 e 24 anni, 137 fra 25 e 29 anni.

Dati che offrono spunti di riflessione: sono tutti giovani i genitori dei bambini che arrivano al pronto soccorso in overdose.

Le indagini parlano sempre di disattenzioni fatali.

Qualche tempo fa, un padre diede alla figlia di tre anni il metadone al posto dello sciroppo per la tosse. Una bambina di nove mesi finì invece in coma per avere ingerito alcune dosi di hashish in casa di amici dei genitori.

La cronaca ha registrato anche la storia di un bambino entrato in overdose per aver mangiato la cocaina lasciata sul tavolo dal compagno della madre.

Storie amare, che richiamano le immagini arrivate di recente dallo Sperone: le telecamere dei carabinieri, piazzate nelle abitazioni dei pusher, hanno ripreso bambini che assistono al taglio e al confezionamento della droga. Come fosse la cosa più normale. E poi anche loro contano i soldi dello spaccio.

I bambini sono i testimoni dell’emergenza droga di cui Palermo non si accorge. E sono le vittime. L’ha ribadito con toni accorati il prefetto di Palermo Giuseppe Forlani, da ieri in pensione.

«La droga è tornata ad essere il grande affare della mafia - ha detto - ma il fenomeno è cambiato. All’inizio degli anni Ottanta, l’eroina era la principale sostanza di abuso e i morti tenevano alto l’allarme sociale e ne testimoniavano la negatività. Le sostanze più usate oggi, in particolare cocaina e droghe sintetiche, sono molto pericolose per la salute ma gli effetti sono più differiti e i consumatori riescono a mantenere nell’immediato normali relazioni sociali».

Un’emergenza in apparenza invisibile.

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CHI CONTROLLA IL CONTROLLORE?

La Cassazione si è espressa: quei due finanzieri che in un’agenzia di scommesse di Pescara, tra le 00:33 e le 2:57 di notte nel 2018 stavano giocando con le slot machine, sono stati dichiarati colpevoli di “violata consegna e di abbandono di posto”, con le aggravanti del grado rivestito e del servizio armato.

Avrebbero dovuto effettuare un servizio di perlustrazione di controllo sulle strade e sul territorio per contrastare il contrabbando e frenare il traffico di droga, quando invece sono stati investiti dal desiderio di provare la fortuna, che rende dipendenti tantissimi semplici cittadini.

Il 55enne e il 51enne sono stati condannati rispettivamente a 8 e 9 mesi di reclusione.

Dopo essersi difesi già al tribunale militare di Roma e poi alla Corte militare d’appello, si sono rivolti anche alla Corte di Cassazione, spiegando che in quella notte del 2018 non stavano giocando al videopoker, ma stavano controllando i frequentatori abituali delle sale scommesse.

Una scusante che non è stata presa in considerazione dalla Cassazione, che ha giudicato le loro dichiarazioni “oggettivamente inverosimili, oltre che prive di qualunque riscontro documentale”.

Gli uomini delle Fiamme Gialle condannati, adesso saranno costretti anche a pagare le spese per il processo.

La dipendenza da gioco d'azzardo (“gambling”) si colloca nel Manuale dei Disturbi Mentali (DSM-5) nell'area delle dipendenze patologiche. È caratterizzata dall'incapacità di resistere alla tentazione “persistente, ricorrente e maladattiva” di giocare somme di denaro elevate. Le conseguenze più dirette si rilevano nel deteriorarsi delle attività personali, familiari e lavorative.

È possibile che chi soffre di dipendenza da gioco metta a repentaglio anche una relazione affettiva significativa, delle opportunità scolastiche o (come in questo caso) il lavoro, solo per perseguire nel gioco d’azzardo.

Se credi di avere questo problema, se pensi che qualcuno accanto a te lo abbia, chiama il numero verde

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troverai personale qualificato a sostenerti e aiutarti nella prima fase del percorso per uscirne, che tu sia il soggetto della dipendenza o anche un familiare o amico

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SINTOMI FISICI ED EMOTIVI DELLA DIPENDENZA DA VIDEOGIOCHI

Tuo figlio ama i videogiochi. Fin qui tutto bene. Dopotutto a scuola va bene, non vede molte persone, ma si sa, questi ragazzi oggi hanno i social, non si incontrano più come si faceva prima, non ci saranno mica problemi.

SINTOMI EMOTIVI:

- Sensazione di irrequietezza e/o irritabilità quando si è incapaci di giocare
- Preoccupazione con pensieri di precedenti attività online o anticipazione della prossima sessione online
- Mentire ad amici o a familiari per quanto riguarda il tempo trascorso a giocare
- Isolamento dagli altri per passare più tempo a giocare

SINTOMI FISICI

- Sensazione di affaticamento e fatica nel fare le cose
- Emicrania dovuta a intensa concentrazione o affaticamento degli occhi
- Sindrome del tunnel carpale causata dall’uso eccessivo di un controller o del mouse del computer
- Cattiva igiene personale

Come qualsiasi altro disturbo compulsivo, la dipendenza da videogiochi può avere gravi conseguenze. Sebbene la maggior parte dei sintomi sopra elencati abbia effetti a breve termine, possono portare a ripercussioni a lungo termine più gravi se non affrontati correttamente. Ad esempio, qualcuno dipendente dai videogiochi spesso eviterà di dormire o mangiare pasti adeguati per continuare a giocare. Mentre gli effetti a breve termine possono includere fame e affaticamento, alla fine potrebbe portare a un disturbo del sonno o a problemi di salute legati all’alimentazione. Allo stesso modo, coloro che si isolano dagli altri per giocare ai videogiochi possono perdere eventi familiari, uscite con gli amici o altri eventi. Se questo continua a essere un modello per un lungo periodo di tempo, tuttavia, i giocatori potrebbero ritrovarsi senza amici e incorrere in quella che ultimamente viene chiamata sindrome da ritiro sociale o Hikikomori.

Altri effetti a lungo termine della dipendenza da videogames sono le conseguenze finanziarie, di studio e professionali coinvolte. I videogiochi e le attrezzature per videogiochi possono essere molto costosi, soprattutto quando si tiene conto di costi fissi come la connessione Internet ad alta velocità richiesta per i giochi multiplayer online. Questi giochi possono anche richiedere molto tempo, lasciando ai giocatori dipendenti meno tempo per concentrarsi sulla propria istruzione o carriera.

Se riconosci qualcuno di questi sintomi, parlane con noi, possiamo aiutarti trovare una via per risolvere la situazione

Chiamare al più presto può fare la differenza
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non aspettare

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GIORNATA NAZIONALE DEI VIDEOGAME

Tra le tante giornate nazionali, mondiali e internazionali, oggi si celebra quella dei videogiochi, con l’esattezza si celebra il ruolo dei videogiochi nelle nostre vite.

Eh già perché da quel 1952 in cui tutto cambiò, sono passati 70 anni e del gioco del Tris contro l’intelligenza artificiale lanciato da Alexander S. Douglas non rimane molto, ma quanti di noi hanno ricordi legati a Donkey Kong, Pacman, Doom, Supermario?

A tutt’oggi il mondo del gaming cresce ed evolve, ogni anno escono nuove console e possiamo ringraziare i videogiochi per:

stimolare e migliorare le nostre abilità cognitive: risoluzione dei problemi, capacità di passare in poco tempo da un’attività all’altra, velocità di elaborazione delle informazioni
sviluppare l’attenzione selettiva, ossia la capacità di selezionare informazioni rilevanti senza distrarsi, e l’attenzione sostenuta, ossia riuscire a concentrarsi su diversi stimoli per un periodo più prolungato
stimolare l’immaginazione e la creatività e migliorare la capacità di coordinazione visuo - spaziale.

L’uso che se ne fa è il reale problema.
La GAMING ADDICTION o GAMING DISORDER è classificata come dipendenza patologica dall’OMS dal primo gennaio del 2022.

Questa settimana indagheremo più da vicino questo tema, dando indicazioni sui sintomi che comporta una dipendenza da gioco e ti porteremo alcuni dati, per capire di cosa si parla e quanto questo problema possa cambiare la vita di chi ne soffre e di chi vive attorno a chi è colpito da questo disturbo.

Se credi che un tuo familiare o un tuo amico/a possano soffrirne, entra subito in contatto con noi, ti aiuteremo a muovere i primi passi per uscire dalla dipendenza e offriremo una risposta immediata ai tuoi dubbi o alle tue domande sul tema.

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SETTE NANI PER SETTE FASI DIVERSE SOTTO COCAINA/BIANCANEVE

Snowwhite, Biancaneve, viene accostata alla cocaina da molte teorie complottiste sui messaggi subliminali che Disney conterrebbe nei suoi film d'animazione.
Secondo uno studio di un docente di giornalismo e tecniche di comunicazione di massa dell'Università di New York, i sette nani di Biancaneve rappresenterebbero altrettanti effetti provocati dalla cocaina.
La teoria di Mitchell Stephens è solo l’ultima in ordine di tempo a puntare il dito contro uno dei film della celeberrima casa di produzione.
Secondo Stephens, i sette nani di Biancaneve sarebbero allegorie di altrettanti stati indotti dalla cocaina, come evidenzierebbero gli stessi nomi dati ai personaggi.
L'innocuo Cucciolo, in inglese si chiama Doopey, cioè ‘sfatto’.
Brontolo, in inglese è Grumpy, ossia ‘irritabile’, proprio come nelle crisi di astinenza.
Poi c’è Eolo, in inglese Sneezy, vale a dire ‘quello che starnutisce’, a rappresentare la sensazione di prurito al naso.
Gongolo che in originale si chiama semplicemente felice, Happy, sarebbe l’allegoria dello stato di euforia ed eccitazione provocato dall’assunzione di droga.
Mammolo, ovvero Bashful (timido), rappresenterebbe l’atteggiamento tipicamente schivo di un cocainomane.
Doc, il nostro Dotto,sarebbe il simbolo del senso di onnipotenza indotto dalla sostanza psicotropa.
E infine, Pisolo (Sleepy), l’assonnato, incarnerebbe l’ultimo stadio di dipendenza dalla cocaina.
Non siamo completamente concordi con questa lettura, anche noi abbiamo individuato sette fasi nella dipendenza da cocaina, tuttavia queste ci sembrano un po' forzate. Difficile essere schivi e onnipotenti allo stesso tempo.
Quello che ben conosciamo è il danno che una dipendenza arreca a chi la coltiva e a chi la vive indirettamente, stando accanto a chi ne soffre.
Per questo siamo pronti ad offrire un primo intervento a chi ne ha bisogno.
𝗖𝗛𝗜𝗔𝗠𝗔 𝗜𝗟 𝗡𝗢𝗦𝗧𝗥𝗢 𝗡𝗨𝗠𝗘𝗥𝗢 𝗩𝗘𝗥𝗗𝗘
𝟴𝟬𝟬 𝟯𝟵 𝟰𝟬 𝟴𝟴
𝗔𝗡𝗢𝗡𝗜𝗠𝗢 𝗘 𝗚𝗥𝗔𝗧𝗨𝗜𝗧𝗢
𝗗𝗔𝗟 𝗟𝗨𝗡 𝗔𝗟 𝗩𝗘𝗡
𝗗𝗔𝗟𝗟𝗘 𝟵 𝗔𝗟𝗟𝗘 𝟭𝟯 𝗘 𝗗𝗔𝗟𝗟𝗘 𝟭𝟰 𝗔𝗟𝗟𝗘 𝟭𝟴
Possiamo aiutarti a trovare il percorso migliore o ad arginare situazioni appena insorte, nel massimo della discrezione e del rispetto della privacy e della persona.
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RICOVERATO A TREDICI ANNI PER AVER BEVUTO TROPPO

Tredici anni sono l'età giusta per giocare a calcio, dare i primi baci e uscire con gli amici.
Che la soglia del consumo di alcol smodato si sia abbassata a questa età fa temere il peggio per le nuove generazioni. Come si presume anche in questo caso, probabilmente gli alcolici sono stati assunti in combinazione con altre sostanze stupefacenti.
Se questi dati ti spaventano, se hai paura che qualcuno attorno a te, tuo figlio, un amico, tu stesso, abbia una dipendenza da alcol, non è mai troppo tardi per intervenire: chiamaci
800 39 40 88
dal lunedì al venerdì
9/13 e 14/18
risponderanno persone qualificate e pronte ad offrirti un primo supporto
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Giornata mondiale della consapevolezza sull’overdose

Oggi 31 Agosto è la giornata mondiale della consapevolezza sull'overdose.

Che significa?

L'obiettivo di questa giornata è la sensibilizzazione dell'opinione pubblica sul tema della prevenzione dell'overdose e dal 2001, anno della sua istituzione, in tutti i paesi del mondo si fa informazione su come evitare questo fenomeno e contenerlo praticamente, nel momento in cui accade.

COS`È, L'OVERDOSE?

Come dice la parola stessa, è la conseguenza dell'assunzione eccessiva di una o più sostanze stupefacenti.

Il sovradosaggio arriva quando la quantità assunta supera il livello di tossicità per il corpo: le sue funzioni vitali sono compromesse dall'eccesso di sostanza e il rischio concreto è la morte.

COME SI RICONOSCE FISICAMENTE L'OVERDOSE?

La persona in overdose non è cosciente, ha labbra blu, pupille a spillo (da verificare aprendo forzatamente la palpebra), ha difficoltà respiratorie, labbra bluastre e non risponde ad alcuno stimolo

SI PUÒ FARE QUALCOSA DAVANTI A UNA PERSONA IN OVERDOSE?

Chiamare tempestivamente i soccorsi, non perdere il controllo e restare lucidi per quanto possibile in modo da aiutare i soccorritori al momento dell'intervento.

Esistono farmaci salvavita unicamente per la categoria degli oppioidi e la loro somministrazione sarà decisa dai soccorritori, una volta stabilito di fronte a quale overdose ci si trovi.

COME PREVENIRE?

Una dipendenza non è un interruttore che spegni e accendi, prevede volontà del singolo e ogni aiuto possibile dal contorno.

Se hai bisogno di una mano, se temi per tuo figlio, il tuo fidanzato, tua sorella, tua madre, chiamaci.

𝐈𝐥 𝐧𝐨𝐬𝐭𝐫𝐨 𝐧𝐮𝐦𝐞𝐫𝐨 𝐯𝐞𝐫𝐝𝐞
𝟖𝟎𝟎 𝟑𝟗 𝟒𝟎 𝟖𝟖
𝐫𝐢𝐬𝐩𝐨𝐧𝐝𝐞 𝐝𝐚𝐥 𝐥𝐮𝐧𝐞𝐝ì 𝐚𝐥 𝐯𝐞𝐧𝐞𝐫𝐝ì
𝐝𝐚𝐥𝐥𝐞 𝟗 𝐚𝐥𝐥𝐞 𝟏𝟑
𝐝𝐚𝐥𝐥𝐞 𝟏𝟒 𝐚𝐥𝐥𝐞 𝟏𝟖

𝐢𝐥 𝐬𝐞𝐫𝐯𝐢𝐳𝐢𝐨 è 𝐚𝐧𝐨𝐧𝐢𝐦𝐨 𝐞 𝐠𝐫𝐚𝐭𝐮𝐢𝐭𝐨

Non perdere altro tempo, rivolgiti a chi può offrirti un immediato supporto e darti indicazioni sul da farsi, non esiste nessuna situazione tanto difficile da non poter essere affrontata da persone qualificate, specializzate in dipendenze.

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𝗔 𝗥𝗜𝗦𝗖𝗛𝗜𝗢 𝗟𝗔 𝗦𝗔𝗟𝗨𝗧𝗘 𝗗𝗘𝗜 𝗚𝗜𝗢𝗩𝗔𝗡𝗜 𝗚𝗜𝗔𝗣𝗣𝗢𝗡𝗘𝗦𝗜 𝗣𝗨𝗥 𝗗𝗜 𝗦𝗔𝗡𝗔𝗥𝗘 𝗜 𝗖𝗢𝗡𝗧𝗜 𝗗𝗘𝗟𝗟𝗢 𝗦𝗧𝗔𝗧𝗢

Sì, hai letto bene.

In Giappone, il governo promuove l'alcol tra i giovani per garantire incremento del volume d'affari dell'Agenzia delle Entrate.

Infatti, nel 2020 in media i giapponesi avevano bevuto 75 litri di bevande alcoliche a testa, contro i 100 litri consumati nel 1995. Stando ai dati dell’Agenzia, nel 2020 le imposte sull’alcol avevano contribuito per l’1,7 per cento delle entrate fiscali annuali: un terzo rispetto al 1980. Le vendite di birra nell’anno fiscale 2020, che si è concluso nel marzo 2021, sono calate del 20 per cento rispetto all’anno fiscale precedente.

Certo la pandemia ha ridotto le occasioni di incontro collettive, l'immigrazione è diminuita e la natalità è scesa: tutto questo assieme a una maggiore coscienza su quale dovrebbe essere un corretto stile di vita, ha portato i giapponesi a diminuire il loro consumo di alcol.

Così le tasse che gravano sul bere sono state un mancato introito per le casse dello Stato. Che adesso corre ai ripari, addirittura promuovendo un concorso.

Il concorso è stato presentato dall’Agenzia delle entrate giapponese e si chiama “Sake Viva!”. È rivolto alle persone tra i 20 e i 39 anni e chiede loro di proporre progetti, iniziative promozionali e strategie innovative per incentivare tra i coetanei il consumo di alcolici (sakè) sia nei locali pubblici che in casa: non solo nihonshu, il vino di riso che noi chiamiamo sakè, ma per esempio anche birra, vino, whisky e shochu, un tipico distillato.

Inutile dire che come ente che si occupa di dipendenze e prevenzione delle stesse, questo post vuole rimarcare quanto siamo in disaccordo con una simile misura.

È come se lo Stato Italiano decidesse di promuovere il fumo per incentivare la vendita di sigarette e sanare così i propri bilanci. Senza contare che le conseguenze sanitarie di un simile scempio ricadrebbero direttamente nei costi del Servizio Sanitario Nazionale per curarsi.

Tra le sostanze legali che portano dipendenza, l'alcol è quella che ancora oggi causa un maggior numero di morti. Speriamo in una collettiva disapprovazione da parte della comunità internazionale verso l'iniziativa giapponese, che rimpingua le casse col prezzo più alto: la salute dei suoi giovani.

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𝐋𝐀 𝐏𝐑𝐎𝐁𝐀𝐁𝐈𝐋𝐈𝐓À 𝐃𝐈 𝐅𝐀𝐑𝐄 𝟔 𝐀𝐋 𝐒𝐔𝐏𝐄𝐑𝐄𝐍𝐀𝐋𝐎𝐓𝐓𝐎 È 𝟏𝟑 𝐕𝐎𝐋𝐓𝐄 𝐈𝐍𝐅𝐄𝐑𝐈𝐎𝐑𝐄 𝐀𝐋𝐋𝐀 𝐏𝐎𝐒𝐒𝐈𝐁𝐈𝐋𝐈𝐓À 𝐃𝐈 𝐄𝐒𝐒𝐄𝐑𝐄 𝐂𝐎𝐋𝐏𝐈𝐓𝐎 𝐃𝐀 𝐔𝐍 𝐅𝐔𝐋𝐌𝐈𝐍𝐄

“Se si vuole giocare un paio di colonne del Superenalotto per divertimento, non c'è nulla di male: basta sapere ciò che si fa e rendersi conto che le probabilità di fare 6 sono 13 volte inferiori a quella di essere colpito da un fulmine" spiega il matematico e divulgatore Maurizio Codogno, autore di "Matematica in pausa caffè" (Codice).
Quanto è probabile (o improbabile) il 6 al Superenalotto?
"Giocando una colonnina, la probabilità di azzeccare il 6 in una singola estrazione è di 1 su 622.614.630. Supponiamo di giocare una colonna ad ogni estrazione: quindi 156 colonne in un anno (52 settimane x 3 estrazioni settimanali). Bene, la probabilità che in questo modo io in un anno faccia un "6" è di circa 1 su 4 milioni: la probabilità che un asteroide di grandi dimensioni colpisca la Terra, sempre in un anno, è il doppio, e la probabilità che io in un anno venga colpito da un fulmine è ben 13 volte superiore".
Da matematico: secondo lei perché, nonostante il bottino pieno sia così improbabile, tanti non riescono a resistere alla tentazione del Superenalotto?
"Perché la matematica conta, sì, ma soprattutto dal punto di vista di chi ha progettato il gioco! Queste lotterie offrono una combinazione molto tentatrice tra la possibilità remotissima di vincere un premio enorme e delle probabilità non bassissime di vincere qualcosa. Nell'esempio di prima: giocando sempre una colonnina, in un anno ci si può aspettare più o meno una decina di piccolissime vincite, magari tutti 2, e quindi non più di 5 euro ciascuna. Ma comunque vincite. Da questo punto di vista, i Gratta e Vinci sono perfino peggio".
Perché?
"Se la probabilità di avere una vincita piccola è abbastanza grande, come capita nel Gratta e Vinci, dove è facile vincere esattamente la stessa somma che si è giocata, si è invogliati a rigiocare. Quindi quello che fanno le persone che studiano questi giochi è complesso, perché bisogna al tempo stesso dare una speranza di guadagnare tanto (e in questo il Superenalotto è il massimo) però bisogna anche dare una possibilità relativamente alta di una vincita molto piccola per invogliarti a continuare a giocare. Sul Superenalotto questa dinamica è meno importante che nel Gratta e Vinci, ma comunque le probabilità di avere un qualsiasi premio sono 1 su 20, perché si vince anche con un "2". E quindi ti viene l'idea, dopo una di queste vincite, che magari sia iniziata la tua "striscia fortunata" (ma si tratta di un'idea illusoria, che non ha fondamento matematico o probabilistico)".
Ecco, ci faccia capire quali altri errori fa chi gioca ma non è particolarmente addentro alla matematica.
"Beh, ad esempio il concetto di numeri "vicini" tra loro. Se nella sestina che ho giocato c'è 30, 40, 50 e nella sestina estratta ci sono 30, 40, 49, io potrei pensare "Accidenti, ci sono andato vicino!". Perché considero 49 e 50 come numeri vicini. In realtà dal punto di vista dell'estrazione 49 e 50 sono solo e soltanto numeri "diversi". La loro vicinanza (sempre dal punto di vista dell'estrazione) è solo una mia illusione. Perché mi rifaccio a una "struttura" dei numeri che ho io nella mia testa, ma che non corrisponde alla realtà matematica. Però questa idea di "esserci andato vicino" mi può spingere a rigiocare".
E i numeri ritardatari? Oltre che - come da lunga tradizione - al Lotto, c'è anche chi ne tiene conto nel decidere le sue giocate per il Superenalotto.
"Da un punto di vista matematico, tutto il passato di un'estrazione è come se non fosse mai esistito. Bisognerebbe comportarsi, da un punto di vista razionale, come se ogni volta si avesse di fronte una tabula rasa".
C'è chi segue da anni la strategia di giocare la stessa schedina, pensando che così avrà più probabilità di vincita, perché - è il ragionamento di queste persone - "prima o poi uscirà". È un ragionamento fondato?
"No, perché è l'equivalente dello sperare nei numeri ritardatari. Non c'è nessuna differenza rispetto allo giocare schedine ogni volta diverse. Però questo meccanismo si rinforza, una volta consolidato, perché se gioco sempre la stessa schedina poi potrei provare angoscia pensando che, se per un'estrazione mi astenessi dal giocare o giocassi una schedina diversa, magari potrebbe essere proprio quella la volta in cui la mia schedina abituale vince un premio. E così il rammarico sarebbe doppio".
Ma tutto sommato, un paio di euro non è un prezzo accettabile per un sogno, per quanto pressoché irrealizzabile?
"Matematicamente parlando si dice che la speranza di vincita, in questo gioco, è negativa. Visto che il montepremi corrisponde al 60% delle entrate, ciò significa che per ogni euro giocato si perdono 40 centesimi. E più si gioca, più si perde. Naturalmente chi vuole giocarsi qualche colonnina tanto per cullare un sogno, o anche solo per divertimento, non fa nulla di male, però basta essere consapevoli di quanto siano irrisorie le probabilità di vincita".
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SE CONOSCI ACCANITI GIOCATORI D'AZZARDO, SE HAI UN'AMICA/O CHE SI È ROVINATA/O PER DARE I SOLDI A UN PARENTE CHE GIOCA, SE TU STESSO HAI UN PARENTE CHE GIOCA, SE TU GIOCHI, E PER CIASCUNA DI QUESTE SITUAZIONI CERCHI UN FRENO, CHIAMACI.
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